L’articolo su Minerva Cafè dedicato alla storia della fotografia e ai suoi protagonisti, i grandi fotografi italiani e internazionali.
La fotografia nacque ufficialmente nel 1839, quando Louis-Jacques-Mandé Daguerre fece conoscere la sua sperimentazione riguardo un procedimento, che aveva chiamato dagherrotipo, per fissare un’immagine proiettata nella camera oscura sopra una lastra d’argento. Daguerre aveva collaborato con Jospeh Nicéphore Niépce, che aveva già compiuto esperimenti per riprodurre immagini naturali tramite la camera oscura.
Fin da subito i rapporti tra immagini prodotte dall’arte e quelle prodotte dalla fotografia non furono facili, poiché molte prestazioni passarono dal pittore al fotografo, come i ritratti, le vedute di città e paese, dati i ridotti tempi di posa e la massima precisione. Gli artisti però si servirono delle possibilità offerte dal nuovo mezzo, utilizzandolo per esempio per ritrarre soggetti da inserire poi nelle composizioni pittoriche evitando la presenza continua dei modelli o sfruttando la scoperta della fotografia istantanea per la registrazione dei momenti successivi di un movimento. La fotografia ha contribuito in seguito ad allargare il campo di interesse dei pittori, dato che essa rende visibili infinite cose che l’occhio umano, molto meno preciso e veloce, non può afferrare e che sono in tal modo entrate a far parte del visibile e dell’esperienza visiva.
Non molti erano d’accordo nel dare la giusta dignità alla fotografia, il cui utilizzo venne limitato all’inizio all’imparziale riproduzione della realtà. Molti intellettuali, tra i quali soprattutto Baudelaire, credevano che la fotografia servisse esclusivamente a fissare con massima accuratezza cose che si volevano ricordare, studiare, riprodurre. Questa ipotesi però non ha fondamento, dato che anche il fotografo esprime le proprie inclinazioni estetiche e la propria visione del mondo nella scelta dei motivi, del punto di vista, dell’inquadratura, dell’illuminazione, della messa a fuoco. I procedimenti fotografici appartengono all’ordine estetico, al pari e in modo distinto rispetto ai procedimenti di altre tecniche, come la pittura. Il valore artistico della fotografia risiede nella strutturalità intrinseca alla propria tecnica.
Fin dalla metà dell’Ottocento si espressero grandi personalità di fotografi, sia italiani sia internazionali, interpreti del loro tempo, ma fu nel Novecento che emersero veri talenti artistici.
Robert Doisneau fu il fotografo francese che, insieme a Henri Cartier-Bresson, precorse la strada del fotogiornalismo. Nelle sue fotografie, che scattava per le strade di Parigi, vengono mostrati gli uomini, le donne, i bambini nella normalità e verità di tutti i giorni, il loro modo di vivere la città, gli aspetti più contraddittori e curiosi della società. Nelle sue prime opere si era dedicato a rappresentare la quotidianità dei bambini di strada, sempre con rispetto e serietà. Fu proprio per questo che venne definito un esponente della fotografia umanista, anche se lui stesso aveva sottolineato la volontà di fotografare la vita come avrebbe voluto che fosse, non come è realmente.
Henri Cartier-Bresson, di origine francese, fu autore di importantissimi servizi fotogiornalistici e documentaristici, tanto da essere definito l’occhio del secolo per la molteplicità di eventi storici che ha testimoniato con le sue fotografie. Dai suoi viaggi, dalla sua vicinanza con il surrealismo, dal suo impegno politico, dalla sua esperienza cinematografica ha realizzato opere e reportage che hanno sempre colto l’attimo giusto, il momento decisivo, per lui così fondamentale. Nella sua fotografia è riconoscibile la sua fonte di ispirazione, la pittura, dalla quale aveva imparato la giusta composizione formale, come utilizzare la luce naturale per illuminare i soggetti, l’efficacia di determinate pose. Le sue fotografie raccontano spontaneamente le esperienze da lui vissute con una semplicità espressiva che trasmette grande emotività.
Sebastião Salgado è un fotografo brasiliano che ha realizzato importanti reportage di carattere umanitario e sociale. Per molti anni ha lavorato in Africa e in numerosi altri paesi del terzo mondo con la volontà di testimoniare altri modi di vivere, ma soprattutto la sofferenza, la miseria, la brutalità, la violenza degli uomini, dovute alle guerre, alle migrazioni, alle carestie, alle condizioni di lavoro.
Come una sorta di purificazione da tutto il dolore che aveva incontrato si è poi dedicato a raccontare la diversità e la bellezza della natura, andando a scoprire i luoghi più affascinanti e isolati della Terra. Grazie alla sua profonda sensibilità umana e artistica, Salgado ha dato vita ad opere in cui è riuscito a riprodurre l’istantaneità del reale, a trasmettere le emozioni provate da lui stesso, insieme alla sua partecipazione spirituale.
Ferdinando Scianna, fotografo siciliano, testimonia la cultura e la tradizione della sua terra, riuscendo a coglierne l’essenza. Comincia raccontando le feste religiose e popolari siciliane, per poi spostarsi a Milano e Parigi, dove conosce Henri Cartier-Bresson, arrivando poi a collaborare con le case di moda. Si è dedicato sempre con versatilità a diverse tematiche, cercando istintivamente di cogliere l’istante e mescolando la sua capacità intrepida di reporter con quella di fotografo di moda.
Gianni Berengo Gardin è un fotografo ligure che comincia la sua attività come fotoreporter.
Si dedica alle realtà più diverse del mondo, al paesaggio, all’architettura, alla vita quotidiana, al rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Il suo sguardo, spesso anche di denuncia, è sempre attento e grande è la sua capacità di comunicare attraverso le immagini.
Gabriele Basilico era un fotografo lombardo specializzatosi nella fotografia degli spazi urbani. La sua ricerca espressiva, piena anche di indagine sociale, si è dedicata alle conformazioni e trasformazioni del paesaggio e dell’architettura contemporanea delle metropoli più importanti del mondo, arrivando però anche a testimoniare le macerie della Beirut distrutta e devastata dalla guerra.
Luigi Ghirri è stato uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento. Capace di vedere il mondo con stupore e meraviglia, attraverso le lenti di una macchina fotografica, ci ha lasciato un insieme di immagini profonde e al tempo stesso leggere. La foto per lui doveva “ridare dignità alle cose”, doveva sottrarle agli schemi e ai giudizi sbrigativi di chi vede ma non sa guardare.