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Scuola fiorentina, secolo XVIII
Florentine school, 18th century
pen, ink, grey and red pencil and watercolor on watermarked paper, 214 x 302 mm
€ 2.000 - € 3.000
Lot not sold
Notes:
Questo singolare Trompe-l’oeil costituisce l’incarnazione estetica di un raffinato connubio di enigmatiche allusioni e ambigui simbolismi, caratteristici del gusto laico ed eclettico dei più ricercati ambienti artistico-culturali della prima metà del 700.
Intimi segreti e pubbliche vicende convergono in questa elegante sincronia figurale, quasi a costituire il paradigma di un nuovo tipo di linguaggio geroglifico, comprensibile ai soli iniziati, ma fortemente suggestivo per tutti.
Attraverso l’abile finzione pittorica, la letterale sovrapposizione di fogli disegnati, scritti, stampati si presenta come un rebus che ci racconta gli enigmi più vari.
Il primo dei fogli, quello meno visibile, è un manoscritto dove il riferimento ad un non meglio definito “atto di clemenza”, accende la curiosità, creando un pathos misterioso e drammatico.
Sopra di esso campeggia un disegno a sanguigna, si tratta di uno studio di sapore tipicamente fiorentino dove, accanto al volto di un giovane vagamente efebico e molle, compare il profilo aspro ed acuto di un vecchio, o di una vecchia, dall’espressione trasognata e ferina. Accanto al volto del giovane sta una curiosa rappresentazione forse della valva di una conchiglia o di una caverna. Sopra la testa canuta si trova una chiavetta per caricare un orologio, ermetico riferimento al memento mori che contribuisce a dotare l’insieme di significazioni erotiche inequivocabili.
Allusiva e moraleggiante appare anche una striscia di foglio disegnato posta sotto i due volti, forse lo studio per un fregio, dove campeggiano un putto alato e una chimera.
In un altro foglio - parzialmente strappato e capovolto - troviamo il riferimento ad una persona precisa: Sir Horace Mann, aristocratico, colto, raffinato diplomatico britannico presso i Granduchi di Toscana (dal 1738 al 1786), massone, collezionista e mercante d’arte, mecenate, pilastro culturale e mondano della Firenze del ‘700.
Sopra il suo nome, coperto in parte, appare nascosto anche lo stemma e risulta leggibile solo una porzione del motto emblematico sottostante: PER ARDUA (STABILIS).
Ancora sopra ci imbattiamo nel frontespizio a stampa del libretto dell’ Opera Arminio di Antonio Salvi, musicato prima da Alessandro Scarlatti, con dedica a Ferdinando dei Medici e rappresentato per la prima volta, nel 1703, presso la Villa di Pratolino sopra Firenze, e successivamente messo in musica anche da Georg Friedrich Haendel, nel 1736, in cui la trama racconta intense ed intricate passioni amorose sullo sfondo della sconfitta dell’esercito romano guidato da Varo presso la selva di Toteburgo.
A coronamento del rebus, scopriamo un frammento di foglio con meticolose, quasi buffe annotazioni riferite ad una sorta di gioco del lotto, legato alla città di Firenze, dove compaiono riferimenti a danari e nomi propri di donne, forse un’ulteriore allusione alla Dea Fortuna, complice dei destini e dei repentini rivolgimenti della sorte.
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