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Bernardino Campi (Cremona 1522 - Reggio Emilia 1591)
Bernardino Campi (Cremona 1522 – Reggio Emilia 1591)
Saint John the Babptist
oil on canvas, 195 x 140 cm
signed and dated lower left
€ 50.000 - € 70.000
Sold for € 112.500
Notes:
In bella evidenza sulla roccia che fa da spartano sedile Bernardino Campi firma e data 1575 il suo San Giovanni Battista nel deserto.
L’opera era stata commissionata da monsignor Lorenzo Regazzi per la chiesa cremonese di San Gallo, ma della tela si persero le tracce fino al recente ritrovamento in una collezione privata.
La prima menzione del Battista si deve all'erudito Alessandro Lamo nel suo Discorso intorno alla scoltura, e pittura, dove ragiona della vita, et opere in molti luoghi, et a diversi principi, e personaggi fatte dall'eccell. e nobile M. Bernardino Campo pittore cremonese, edito nel 1584 per i tipi di Cristoforo Draconi a Cremona. Tra gli anni 1571 e 1577 della attività pittorica di Bernardino troviamo l'indicazione: [egli] depinse etiandio [...] in San Gallo di Cremona, San Giambattista nel deserto à Monsignor Lorenzo Regazzo. (Ibidem, p. 96).
Le preziose informazioni ricorrono anche in un'iscrizione riportata su un foglio applicato sul retro della tela. La scrittura di non immediata lettura è una classica corsiva e probabilmente risale al Settecento quando il dipinto venne foderato.
Sul vecchio telaio in una grafia ottocentesca dalle tipiche forme arrotondate è riportato il nome del collezionista a cui passò l'opera, Don Giuseppe Bellini di Massa. L’occasione probabilmente è legata alla dismissione degli arredi della chiesa cremonese avvenuta nella prima metà dell’Ottocento. Infatti l’ultima fonte che testimonia l'attività della parrocchia di San Gallo risale al 1835, anno a cui risale il tributo di un cattedratico della diocesi di Cremona.
Cremonese di nascita, Bernardino esordì molto presto lavorando con il padre orafo, poi proseguì la sua attività nella bottega mantovana di Ippolito Costa, pittore della cerchia di Giulio Romano. Tornò quindi a Cremona per spostarsi ben presto e andare a Piacenza, poi a Milano e ancora a Parma, Piacenza e Modena a studiare le opere di Pordenone, Correggio e Parmigianino. Realizzò molti dipinti di tema religioso e altrettanti ritratti, riportando nelle sue opere influssi manieristi desunti dalla produzione di Giulio Romano, da un lato, e di Parmigianino dall’altro. E proprio i suoi interessi per la ritrattistica e anche soprattutto per l’antico, rivisitato attraverso la lezione dei maestri del primo Cinquecento, si impongono in maniera dirompente in questo dipinto in cui il Battista, raffigurato in meditazione, sembra la perfetta rivisitazione di un eroe classico, rappresentato in un momento di riposo dalle fatiche della vita terrena. Non ci troviamo di fronte a un eremita emaciato che si sofferma tristemente sul memento mori, ma campeggia davanti a noi un giovane eroe che si integra armoniosamente con il paesaggio sullo sfondo di matrice emiliana ed echeggia, nel gesto della mano sinistra che indica l’agnello mistico e nella posa a chiasmo, la lezione leonardesca, tornando ancora allo stile di Parmigianino nelle fattezze delicate del volto.
Ringraziamo il professor Marco Cursi per averci aiutato a trascrivere l’antica iscrizione di collezione.
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