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Giovanni Boldini (Ferrara 1842 - Parigi 1931)
oil on board, 26 x 18 cm
€ 40.000 - € 60.000
Sold for € 87.500
Notes:
BIBLIOGRAFIA:
E. Cardona, Lo studio di Giovanni Boldini, Milano 1937, tav. XXI.
L'opera completa di Boldini, a cura di E. Camesasca, introduzione di C. L. Ragghianti, Milano 1970, n. 114B, p. 100.
B. Doria, Giovanni Boldini. Catalogo generale dagli archivi Boldini, Milano 2000, n. 189.
P. Dini, F. Dini, Boldini. Catalogo ragionato, Torino 2004, vol. III, tomo I, n. 409, p. 229.
L’ opera fa parte di un piccolo ma significativo nucleo di dipinti raffiguranti la stessa modella con il medesimo abito in pose diverse, ambientati in interno e in esterno. Alaide Banti, figlia di Cristiano Banti, pittore e collezionista esponente del gruppo dei Macchiaioli, fu una presenza costante nella vita di Giovanni Boldini. Il pittore nativo di Ferrara conobbe Banti al suo arrivo a Firenze, intorno al 1864, stringendo con lui una duratura amicizia e ritraendo in numerose occasioni i membri della sua famiglia. Il primo ritratto noto di Alaide realizzato da Boldini risale al 1866, quando lei aveva soli nove anni. Si tratta di Alaide in abito bianco, oggi custodito a Palazzo Pitti a Firenze e attualmente in mostra a Roma presso il Complesso del Vittoriano 1. La ritroviamo quasi trentenne nel 1885, probabile data di esecuzione del dipinto in oggetto, quando durante un soggiorno presso i Banti nella loro villa di Montorsoli, il pittore la raffigura in una serie di ritratti. Sono le opere di questi anni a consolidare l’evoluzione stilistica del pittore, che s’indirizza sempre più verso quella libertà di gesto e fluidità di pennellata che, unite all’attenzione al dato psicologico e di costume, rendono il suo stile unico e immediatamente riconoscibile. Tra i ritratti di Alaide di quell’estate alcuni appaiono dipinti finiti, come il celebre Ritratto di Alaide Banti al caminetto, anch’esso custodito a Palazzo Pitti e al momento esposto nella mostra di Roma, altri, come il nostro, più sintetici. Quest'ultimo mantiene intatta la freschezza e l’immediatezza di un’istantanea, con i dati spaziali appena accennati (il pilastro sulla sinistra, sormontato forse da un vaso) e l’immagine che emerge dal fondo della tavoletta di legno. L’unico accenno di sfondo, le pennellate color pastello che rimandano a un’ariosa giornata di sole, concentra tutta l’attenzione sul volto della ragazza. Immortalata in una posa naturale e disinvolta, Alaide guarda davanti a sé, le guance leggermente arrossate e le labbra rosse schiuse in un sorriso che rivela la familiarità con il pittore. In quello stesso anno Boldini, che tornava periodicamente in Italia da Parigi, dove aveva stabilito la sua residenza dal decennio precedente, subisce più che mai il fascino di Alaide. Scrivendo a Leopolda Redi Banti, moglie di Cristiano e madre di Alaide, ricorda l’estate appena trascorsa con significativa nostalgia: “Non posso ancora decidermi a lavorare, mi manca qualcosa, la mia bella e graziosa modella. Ah! Montorsoli come sei lontana…” 2. L’infatuazione proseguirà a fasi alterne per tutta la vita, culminando in una proposta di matrimonio nel 1903, osteggiata dal padre della ragazza, che portò allo sfumare delle nozze per ragioni ancora ignote e alla rottura definitiva con Cristiano Banti. Boldini continuò però a rimanere in affettuosi rapporti con Alaide, anche attraverso una fitta corrispondenza durata fino alla morte di lei nel 1929, due anni prima del pittore. Fu in quell’occasione che Boldini la definì “mia fidanzata di già 60 anni” 3.
1 Giovanni Boldini. Roma, Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, 4 marzo – 16 luglio 2017, a cura di Tiziano Panconi e Sergio Gaddi.
2 Lettera di Boldini a Leopolda Redi Banti, datata Parigi, 2 settembre 1885, in: P. Dini, F. Dini, Boldini. Catalogo ragionato, Torino 2004, vol. II, p. 86.
3 Lettera di Boldini a Maria Lega, datata Parigi, 12 Giugno 1929, in: P. Dini, F. Dini, op. cit., vol. II, p. 286.
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