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Alchimia ed esoterismo - Comiers
Claude [Federico Gualdi]
Venezia, per Sebastiano Casizzi, 1690. In 12°. Ritratto calcografico in antiporta di Federico Gualdi firmato Portio, occhiello, legatura coeva in pergamena con piccoli strappetti al dorso. Nota di possesso del sec.XVIII all’occhiello, cassata con tratti di penna.
€ 600 - € 800
Sold for € 625
Notes:
Prima rara edizione di uno dei più intriganti alchimisti della storia.Federico Gualdi (1600 circa – ?) è stato un alchimista attivo nella Repubblica di Venezia. Sebastiano Casizzi, editore di cui non abbiamo alcuna notizia ulteriore, nel 1690 pubblica La Critica della Morte. Il testo, alla traduzione integrale dell’opuscolo di Comiers, affianca in effetti un Racconto intorno ai successi del Signor Federico Gualdi diretto dal Traduttore al Signor Prevosto di Ternan (pp. 106-120), che narra di alcune vicende veneziane del Gualdi, cui sono poi aggiunte una serie di lettere di soggetto alchimistico tra Federico Gualdi ed alcuni anonimi corrispondenti (pp. 121-172). Il testo conosce una pronta fortuna e se ne conoscono ben cinque riedizioni successive (1694, 1697, 1699, 1704 e 1717). Le notizie biografiche contenute nella Critica, (in cui finalmente il presunto Löuis Galdo diviene Federico Gualdi), il suo già citato tentativo di ottenere uno statuto di nobiltà dal governo di Venezia attraverso la risoluzione del problema dell’Acqua alta, la narrazione del suo amore respinto per la giovane figlia del casato dei Crotta, di cui egli aveva fatto prosperare le miniere, insieme ai riferimenti ermetici operativi delle lettere accluse al Racconto ed alla misteriosa sparizione del protagonista, costituiscono validi elementi per un sicuro successo della pubblicazione. Nel 1695 la Critica viene citata dall’alchimista napoletano Scipione Severino. Nel 1700 il testo viene tradotto in tedesco, scatenando una serie di reazioni avverse o favorevoli alla presunta età dell’eroe. Nel 1735, nella parte prima delle Lettere di Risposta del patrizio ascolano prospero Cataldi, dedicate alla pietra filosofale, le lettere alchemiche di Federico Gualdi raccolte nella Critica vengono lungamente commentate. Successivamente, nel 1740, la traduzione inglese dell’Hermippus Redivivus di Johann Heinrich Cohausen (1665–1750) riprende la leggenda di Gualdi, consegnandola al pubblico di lingua inglese. Nel 1799 William Godwin pubblica il romanzo St. Leon, a tale of the sixteenth century, in cui uno dei personaggi principali è chiaramente ispirato da Gualdi, inaugurando una genere di narrativa di tematica rosicruciana che arriverà fino allo Zanoni di Edward Bulwer Lytton. Nel frattempo, le affermazioni di Hultazob, di Cagliostro e di altri usurpatori del nome Gualdi contribuiscono a formare una leggenda di immortalità dai tratti confusi ed affascinanti. Giacomo Casanova nel 1763 smaschera ad esempio un presunto Gualdi, ed intorno al 1770 un altro Gualdi, stavolta in abito Talare, circola per Genova. Il processo di formazione della leggenda culmina con la ritualizzazione della memoria dell’iniziato veneziano. Hargrave Jennings, nel 1870, parla di Gualdi nel suo The Rosicrucians, their rites and mistery. Nel decennio degli ’80 il nome di Gualdi, divenuto un maestro ancestrale, è associato al grado di ‘’Zelator’’ nella ‘’Societas Rosicruciana in civitatibus foederatis’’, una massoneria rosicruciana americana. Nel 1934 Alice Bailey, in una dichiarazione, considera Gualdi (il Maestro Veneziano) come uno dei maestri della gerarchia invisibile della teosofica Grande Loggia Bianca. Nel 1988 Umberto Eco allude al personaggio ne Il pendolo di Foucault, creando nella logica del romanzo una nuova via a Milano: «La via Marchese Gualdi» destinata a ospitare la casa d’edizione Manunzio specializzata nelle pubblicazioni esoteriche.
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