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Codice - [Perugia]
Manoscritto cartaceo formato bastardello, cc. 78, 300 X 115 mm., databile ad un arco cronologico che va dal 1337 al 1550 circa, numerazione moderna a matita al centro del margine inferiore di ciascuna carta, numerazione antica, a penna, in alto a destra, fino a c. 49, scrittura corsiva notarile di più mani e di varie età, legatura moderna in pergamena con lacciuoli e tre tasselli dorsali in pelle. Contiene i quattordici sonetti dei mesi di Folgòre da San Gimignano, cc. 3r-5v, e dodici sonetti perugini, cc. 7r-8v; numerosi testi cronachistici relativi alla storia di Perugia, raccontano avvenimenti compresi tra l’anno 1351 e il 1527. Le cc. 38v43r costituiscono un inserto di letteratura religiosa, nel quale si susseguono la lauda “Misericordia virgo pia”, le sequenze “Stabat mater dolorosa” e “Venit Iesus una die”, nonché la narrazione della visione di San Giovanni in Patmos “Lo eternale e supernale Dio…”.
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Note:
Importantissimo testimone per la poesia umbra trecentesca: trasmette ben 12 sonetti perugini adespoti (cc.7r-8v). Di questi, i primi due si trovano con qualche variante anche nel codice Barberino latino 4036, il famoso manoscritto dei poeti perugini del Trecento, mentre gli altri hanno invece tradizione esclusiva e sono perciò attestati solo in questo codice. Questi 12 componimenti poetici costituiscono una "tenzone/plazer", sul modello di quella di Folgòre da San Gimignano, in cui, nella finzione letteraria, diversi rimatori si avvicendano nella corrispondenza poetica, gareggiando tra di loro. Il tono non è spiccatamente realistico, quanto piuttosto cortese e cittadino. Le attribuzioni sono dubbie. Probabilmente le prime due rime sono da darsi a Ridolfo e a Pietro di Maestro Angelo sulla base delle rubriche del Barberino latino 4036, mentre "Se, del tutto att'e ver, quel che chiedesmo" potrebbe essere di Cecco Nuccoli, per l'inserzione di un verso in tedesco, espediente usato dall'autore anche nella coda di "Sapere ti fo, Cucco, ch'io mi godo". Poiché la corona si colloca tra la cronaca perugina dell'anno 1351 e quella del 1352, vi sono buoni motivi per credere che la copiatura delle poesie sia avvenuta in questo arco di tempo grossomodo coincidente con l'epoca della compilazione del codice Barberino. Il manoscritto presenta uno spiccato carattere regionale. Oltre alle poesie perugine raccoglie infatti narrazioni riguardanti avvenimenti della storia di Perugia dal 1337 al XVI secolo. Vi si susseguono chiaramente più mani, ma tutti i compilatori rispettano la struttura "cittadina" della silloge e nessuno vi inserisce scritture occasionali relative ad altro argomento. Può essere pertanto fatto rientrare nella tipologia librarie manoscritta della silloge municipale, molto diffusa nella tradizione della lirica minore del Trecento.
Descrizione e tavola in G. Varanini, Giunta alla rimeria perugina del Trecento, in "Studi e problemi di critica testuale", XVIII (aprile 1979), pp. 19-55; T. Nocita, I rimatori di ambito visconteo nel quadro della poesia trecentesca, in Albonico, S., Limongelli, M., Pagliari, B. (a c. di), “Valorosa vipera gentile. Poesia e letteratura in volgare attorno ai Visconti fra Trecento e primo Quattrocento”, a cura di, Roma, Viella, 2014, pp. 169-181, in part. a pp. 173-175; Ead., Per uno studio tipologico dei canzonieri. I codici municipali di lirica italiana antica, in “Convivio. Estudios sobre la poesía de cancionero”, V.Beltrán-J. Paredes (eds.), Granada, Editorial Universidad de Granada, 2006, pp. 577-584.
Il lotto è notificato dalla Regione Lazio.
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