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50

Leopardi

Giacomo

Graecae Perioxai [in greco] ex Tabula veteri maioribus litteris inscripta qua Deiparae Virginis Christum puerum gremio forentis et octo Prophetarum simulacra additis…Tabula in aedibus episcopalibus Recineti adservatur domestici Sacrarii religione consecrata,

Fascicolo manoscritto di 4 cc. in 4°, 212 x 160 mm., titolo al primo recto, al verso epigrafe con l’indicazione della collocazione dell’iscrizione, trascrizione su due colonne greco/latino di alcune sentenze greche con apparato di note in calce, al recto di c.4 in minuta grafia si legge: “Riconosciuta l’identità del carattere di mio fratello Giacomo. Carlo Leopardi”, al verso di mano antica “Leopardi Conte Giacomo”, mentre alla prima carta in alto a sinistra nuovamente una mano ottocentesca lo identifica come “Autografo di Giacomo Leopardi”, fioriture marginali.
In allegato la placchetta di Giuseppe Piergili in cui è edito lo scritto leopardiano con una pagina di introduzione, placchetta donata dall’autore al Prof. Antonio Bravi, “in argomento d’omaggio” come si legge nell’angolo superiore destro della brossura editoriale.

€ 4.000 - € 6.000

Lotto non venduto

Note:
“Giacomo Leopardi è ammirato non solo per il valore de’ suoi scritti, ma eziandio per la singolare potenza della mente precoce: ond’è che a ben comprendere tanto miracolo d’ingegno giova seguirne ed attendere ai suoi lavori giovanili. Pertanto non dubitiamo di presentare ai lettori della Rivista Europea questo scritto contenente la dichiarazione di alcune sentenze greche le quali, come apparisce dalle parole dell’autore, si leggevano in una Tavola dipinta che era già nell’antica Cappella vescovile di Recanati. (....) Il Leopardi, a nostro avviso, deve aver fatto questo lavoro verso l’anno ventesimo dell’età sua. Ad un tempo posteriore non può certo riferirsi, perché del Dipinto a cui appartengono le iscrizioni, si perdette ogni notizia, quando venne demolita dove era collocato, e ciò seguì l’anno 1818. Ci pare poi molto probabile che appunto nel rimuoverlo dal posto dove era stato forse lunghi anni inosservato, nascesse naturale il desiderio che fossero dichiarate le sentenze greche che vi si contenevano. (...)” Giuseppe Piergili, Uno scritto inedito di Giacomo Leopardi, Firenze, Tipografia Editrice dell’Associazione, 1 giugno 1873, placchetta di 8 pp. numerate con la sua brossura rosa. Dapprima uscito in “Rivista Europea", a. IV, vol. 3, 1873, quindi inserito in Lettere scritte a Giacomo Leopardi dai suoi parenti, Firenze, successori Le Monnier, 1873). L’attività tecnico-filologica di Leopardi si può dividere in tre fasi. La prima è quella degli scritti giovanili, frutto dei “sette anni di studio matto e disperatissimo”: Leopardi si occupa dei Padri della Chiesa e di storia ecclesiastica, e tra il 1817 e il ’19 scrive due importanti Lettere a Pietro Giordani, una sopra il Dionigi del Mai e una sopra il Frontone del Mai. A questa fase è ascrivibile il presente scritto inedito, che rivela un Leopardi attento e curioso anche nell’esercizio un po’ scolastico di trascrizione e traduzione di alcune sentenze greche. Il Professore Antonio Bravi, che possedeva l’autografo intorno agli anni Settanta dell’Ottocento, fu maestro di retorica nel ginnasio di Recanati e collezionista di cimeli leopardiani.

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Lotto numero 50, Libri Autografi Stampe &8211 Asta 122


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