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Johannes de Peckham
Venezia, Johannes Hamman, 1 aprile 1496. In 8°. Al titolo grande legno, 78×75 mm., ricomparso poi nell’edizione italiana dello stesso anno, raffigurante un monaco (l’autore?) in cattedra in atto di parlare – indicandosi un occhio – ad un uditorio, dove curiosamente appaiono tre figure femminili, diverse iniziali vegetali nel testo, testo su due colonne in carattere gotico, legatura coeva in assi di cipresso ricoperte di pelle impressa a secco, dorso rifatto, ex libris moderno al contropiatto.
€ 3.000 - € 5.000
Lotto non venduto
Note:
L’opera apparve per la prima volta in latino nel 1476; controversa è la paternità del testo essendo variamente attribuito a Petrus de Lacepiera, il cui nome appare nel colophon, a Johannes de Peckham o, molto probabilmente, a Petrus Lemovicensis (Pierre de Limoges; si veda G. Sarton, Introduction to the history of science, II 2, Washington, D.C., 1931, 1029 e P. Glorieux, Répertoire des maîtres en théologie de Paris au XIIIe siècle, Paris, 1933, I p.364.). La successiva traduzione in italiano, dello stesso anno ma stampata esattamente un mese dopo in formato 4°, venne curata da Fra Teophilo Romano. Si tratta principalmente di un trattato morale ma con interessanti osservazioni scientifiche: nei primi quattro capitoli è infatti contenuta una descrizione dell’occhio. "The purpose of the De oculo morali is purely ethical but it contains a description of the eye, together with a brief account of eye diseases and their treatment" (Sarton II, 1029). L’analisi della fisiologia della visione e delle proprietà della luce sono quindi funzionali all’autore per descrivere i gradi della morale.
Goff J392; HR 9804; Essling 891; Sander 3756; IGI 7383; Kotvan 898; Oates 2046; BMC V 426; BSB-Ink P-358; GW M27453.
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