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Andrea Vaccaro
Napoli 1604 - 1670
olio su tela, cm 77 x 63,5
Provenienza:
collezione Dragonetti de Torres, L’Aquila.
Esposizioni:
Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, Napoli, Castel Sant’Elmo, 9 novembre 1991 – 19 gennaio 1992, n. 2.70 (come da etichette sul retro).
Bibliografia:
L. Rocco, in Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, a cura di F. Bologna, Napoli 1991, p. 308, n. 2.70 (illustrato).
L. Arbace, Pittura del Seicento in Abruzzo tra Roma e Napoli. Oltre Caravaggio, Napoli 2014, nota 78 p. 34.
Saint John the Baptiste
oil on canvas, cm 77 x 63,5
€ 13.000 - € 18.000
Venduto per € 16.250
Note:
L'attribuzione, avanzata ai proprietari da Ferdinando Bologna e resa nota nel catalogo della mostra di Napoli del 1991, non è stata smentita dalla critica successiva. Il presente dipinto è stato esposto nella mostra su Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli nella sezione dedicata alle opere esemplificative del contesto caravaggesco a Napoli, e dunque si immagina che sia stata considerata pertinente al primo periodo di Vaccaro.
La produzione di Andrea Vaccaro è molto vasta e si dispiega nell'arco di circa un cinquantennio, ed è arduo seguire un percorso così fitto anche rifacendosi alle opere documentate (per un regesto completo sul pittore cfr. ora A. Tuck-Scala, Andrea Vaccaro. Naples, 1604-1670. His Documented Life and Art, Napoli 2012). Le opere giovanili di Vaccaro sono poche e scarsamente note [cfr. F. Bologna, Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, op. cit., pp. 154, 83 tav. 23, 129, figg. 130-131. Per un recente saggio di compendio cfr. R. Lattuada, I percorsi di Andrea Vaccaro, in M. Izzo, Nicola Vaccaro (1604-1709). Un artista a Napoli tra Barocco e Arcadia, Todi 2009, pp. 49-108].Tra esse è una copia dalla 'Flagellazione' di Caravaggio nella chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli); il 'David' (Napoli, collezione privata); il 'David che contempla la testa di Golia' (Firenze, Fondazione di Studi Roberto Longhi); un altro 'David' (ubicazione ignota); un 'San Sebastiano condotto al martirio' (Napoli, collezione Perrone Capano) e poche altre opere [cfr. F. Bologna, Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, op. cit., pp. 154, 83 tav. 23, 129, figg. 130-131. Per un recente saggio di compendio cfr. R. Lattuada, I percorsi di Andrea Vaccaro, in M. Izzo, Nicola Vaccaro (1604-1709). Un artista a Napoli tra Barocco e Arcadia, Todi 2009, pp. 49-108.
A prescindere dalla vigoria dei contrasti chiaroscurali, il presente dipinto mostra un addolcimento dei partiti formali e una stilizzazione che lo porta più avanti nel tempo, verso il 1635-40, quando più forte si fa l'influenza di Anton van Dyck sull'ambiente artistico napoletano, e in particolare su Andrea Vaccaro. Le mani affusolate e lo sguardo rivolto all'esterno del dipinto mentre la mano indica l'agnello come metafora della Passione di Cristo, tradiscono anche un'attenuazione della vena caravaggesca, alla quale sarebbe seguita un definitivo abbandono della fase naturalistica in favore del classicismo di Guido Reni. Tale abbandono è testimoniato dalle opere note di Vaccaro databili a partire dal quarto decennio del Seicento, e anche da quanto riferisce Bernardo de' Dominici nella sua Vita di Andrea Vaccaro (cfr. B. de' Dominici, Vite de' pittori, scultori e architetti napoletani, Napoli 1742-44, vol. III, p. 136).
Riccardo Lattuada
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