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Johannes Lingelbach
Frankfurt 1622 - Amsterdam 1674
olio su tela, cm 48,8 x 66,5 ciascuno
il primo siglato e datato J. L. 1647 sul basamento in pietra a sinistra in primo piano.
Bibliografia: G. Sestieri, Il capriccio architettonico in Italia nel XViII e XVIII secolo, Foligno 2015, v. III, p. 231, fig. 15a-15b come Alessandro Salucci.
A pair of Capricci, with classical architecture near the sea and figures
oil on canvas, cm 48,8 x 66,5 each, the first one signed and dated on the rock on the left J. L. 1647
€ 30.000 - € 50.000
Lotto non venduto
Note:
La parte architettonica del primo dipinto, disposta lungo una direttrice prospettica diagonale in fuga verso destra, è agevolmente riconducibile alle invenzioni tipiche di Alessandro Salucci. In particolare, un confronto diretto dal punto di vista compositivo è possibile rispetto al 'Trionfo Romano' a Parigi, Louvre (cfr. A. Busiri Vici, Fantasie architettoniche di Alessandro Salucci (1962), in: A. Busiri Vici, Scritti d'Arte, Roma 1990, p. 120, fig. 14). Qui - a prescindere dall'allargamento della scena verso il mare, sul lato destro del dipinto, che consente l'inclusione anche del Colosseo - tornano la disposizione del portale in primo piano a sinistra e dell'Arco di Costantino, nonché la presenza della quinta di un borgo sullo sfondo a sinistra. Ma un raffronto con molti dettagli del presente dipinto è possibile anche con la 'Prospettiva architettonica fantastica' a Roma, collezione privata (cfr. Ibidem, p. 113; p. 116, fig. 3), soprattutto nella disposizione del borgo di sfondo. Anche tipica di Salucci è la commistione di monumenti classici romani e architettura popolare e moderna, secondo una sensibilità propria dei Bamboccianti. Tale propensione rende le sue "fantasie architettoniche" diverse dagli esempi aulici di Claude Lorrain, alle cui invenzioni è peraltro legata l'ambientazione della scena in un tramonto che proietta ombre profonde e allungate sul suolo, sugli edifici e sulle figure. Queste ultime, da ascrivere con certezza a Lingelbach per la sigla 'J.L' sul basamento in pietra a sinistra in primo piano, sono agevolmente confrontabili con molti esempi delle opere note del pittore (cfr. L. Laureati in G. Briganti - L. Laureati - L. Trezzani, I Bamboccianti, Roma 1983, pp. 250-285). È evidente la rispondenza tra il connubio di architetture classiche e popolari, antiche e moderne; e la compresenza di astanti aristocratici - la dama e il suo accompagnatore - e personaggi popolareschi, a sottolineare l'ambientazione quotidiana della scena, in pieno spirito bambocciante. È interessante rilevare che il dipinto qui offerto, essendo datato 1647, dovrebbe essere la prima opera conosciuta di Lingelbach in Italia, che proprio in quell'anno è documentato a Roma (cfr. Ibidem, p. 366).
Per il secondo dipinto, raffronti diretti sono possibili con la 'Prospettiva architettonica fantastica' a Roma, collezione privata (cf. A. Busiri Vici, Fantasie architettoniche di Alessandro Salucci (1962), in: A. Busiri Vici, Scritti d'Arte, Roma 1990, p. 113; p. 116, fig. 4): stesso impiego dell'edificio sulla destra in primo piano in funzione di quinta; stessa presenza di un edificio a pianta centrale al centro dello spazio figurativo, che nel dipinto qui offerto diventa una chiesa. Il portico di ordine tuscanico è a sua volta una variante dell'elemento analogo, ma di ordine corinzio e su pilastri, visibile nella 'Prospettiva romana fantastica con l'Arco di Costantino' a Roma, collezione privata (cf. (cf. A. Busiri Vici, Fantasie architettoniche di Alessandro Salucci, cit., p. 122; p. 121, fig. 16).
L'impianto del presente dipinto è, se possibile, ancor più strettamente legato ad esempi di Claude Lorrain, ma con un contrasto più marcato tra luci e ombre. Le quattro figure in primo piano - questa volta tutte di intonazione popolaresca - sono anch'esse di Johannes Lingelbach, qui già in piena sintonia con le invenzioni di Michelangelo Cerquozzi e Jan Miel.
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