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Sebastiano Conca (Gaeta 1680 - Napoli 1764)
olio su tela, cm 99 x 135
€ 7.000 - € 10.000
Venduto per € 10.000
Note:
La favola morale di Ercole al bivio, ideata dal sofista greco Prodico e narrata da Senofonte (Memorabilia 2.1, 22 ss.), ebbe ampia diffusione nell'arte rinascimentale e barocca; il più celebre esempio è costituito dalla decorazione del Camerino Farnese a Roma, eseguito da Annibale Carracci nel 1595.
L'eroe, circondato dagli attributi delle arti, delle lettere e della scienza, si volge dubbioso verso l'Allegoria della Virtù, tratta dall'Iconologia di Cesare Ripa, incoronata dalla Fama.
Come in un chiasmo sapiente, Ercole è plasticamente appoggiato ad un antico torso in marmo posto di schiena, sorta di opera dentro l'opera che spicca come segno di raffinata e colta ispirazione.
Completano la parte alta dell'allegoria la luna, la stella e i fulmini (Giove), situati presso il tempio della Virtù, che appare in lontananza su una collina impervia e scoscesa sul lato a sinistra di chi guarda. A sinistra in primo piano appaiono la Lussuria - la donna nuda seduta, con espressione addolorata - e l'Invidia, raffigurata come donna che si morde la mano, tratta da Le Imagini con la spositione de i dei de gli antichi di Vincenzo Cartari.
Secondo il professor Riccardo Lattuada, che qui ringraziamo per aver esaminato la tela in originale, il dipinto è un'opera giovanile di Sebastiano Conca, probabilmente uno studio di vasto formato per una composizione affine alla Allegoria della Musica e alla Allegoria delle arti figurative a Roma, Palazzo Spada, considerate tra le prime opere romane del maestro, e pertanto databili verso il 1702, subito dopo l'apprendistato presso Francesco Solimena (cfr. ad esempio G. Sestieri, in Sebastiano Conca (1680-1764), catalogo della mostra, Gaeta 1981, pp. 98-99, n. 7a/b).
Le opere di Conca alla Spada si rivelano infatti ancora molto segnate dall'influsso di Francesco Solimena. Tali caratteri sono ancor più fortemente evidenti nel dipinto in discussione: nella figura che incorona l'Allegoria della Virtù, nell’Ercole e nei putti, che però tradiscono più di ogni altro dettaglio proprio la mano di Conca.
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