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Vincent Adriaenssen, detto il Manciola o il Mozzo d'Anversa (Anversa 1595 - Roma 1675)
olio su tela originale, cm 98 x 130
€ 12.000 - € 18.000
Venduto per € 11.875
Note:
Sullo sfondo di una città in fiamme, un'orda di cavalieri cristiani mette in fuga un esercito di mori allo sbaraglio. Il ponte di pietra, simbolica allusione a Ponte Milvio (precedente iconografico di tutte le battaglie) crea una quinta architettonica che spinge in primo piano il gruppo di soldati saraceni in fuga e permette all'artista di enfatizzare drammaticamente i dettagli dei cavalli che precipitano in acqua.
Il grande dinamismo si irradia in tutta la composizione, a trecentosessanta gradi, senza un centro specifico e senza un reale protagonista. Si tratta in effetti di una "battaglia senza eroi", tanto da rendere il Manciola antesignano di quella tendenza caricata di istanze sociali e morali che troverà il suo compimento in Aniello Falcone e, suo tramite, in Salvator Rosa. Nelle loro battaglie infatti oltre ad enfatizzare, come nel Manciola, la rude violenza di una lotta acre e spietata, si assiste ad un ancor più marcato "anti-eroismo" che privilegia soggetti di importanza poetica e narrativa secondaria rispetto al tema principale (cfr. F. Saxl, The Battle Scene without a Hero: Aniello Falcone and His patrons, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, vol. III, n. 1/2, ottobre 1939 - gennaio 1940, pp. 70-87).
Vero e proprio precursore di questo nuovo modo di intendere la struttura compositiva del genere pittorico della battaglia, il Manciola stenta ad essere inquadrato all'interno di una tradizione che trova i suoi archetipi nel Tempesta e nel Cavalier d'Arpino. Ciò lo destinò a committenze illustri ma dal gusto esclusivo e fuori dagli schemi già consolidati.
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