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Jacob de Hase (Anversa 1575 - Roma 1634)
olio su tela, cm 118 x 169
firmato sull’alabarda in alto a sinistra: […] DE HASE F.
PROVENIENZA:
Christie’s, Roma, 26-27 maggio 1981, lotto 176, aggiudicato a £ 7.500.000 ad un collezionista di Roma, e giunto per via ereditaria agli attuali proprietari
BIBLIOGRAFIA:
D. Bodart, “Le Baiser de Judas” du peintre anversois Jacques de Hase, in “Bulletin de la Classe des Beaux-Arts”, LVI, 1974, pp. 27-31, figg. 1-2.
C. Napolitano, in Allgemeines Künstlerlexikon, Berlin 2011, vol. 70, ad vocem.
€ 20.000 - € 30.000
Lotto non venduto
Note:
Il bacio di Giuda firmato dal pittore fiammingo Jacob o Jacques de Hase, è una delle poche opere note di questo artista, originario di Anversa, attivo a Roma dal 1601 al 1634 e abitante presso la Parrocchia di Santa Maria del Popolo.
La scena complessa e concitata riassume in sé non solo un forte pathos dovuto al tema evangelico così pregnante, ma attira e coinvolge attraverso i vari riferimenti artistici di cui è evidentemente permeata.
Caravaggesca e carraccesca a un tempo, per via dell’effetto luce-ombra e ancor di più per l’accalcarsi dei personaggi, ritratti di tre quarti, da un lato, e per il classicismo, permeato di naturalismo dall’altro, si pone in linea con le tendenze romane coeve. Ma nella tela si insinua anche un evidente e attardato manierismo che si esprime nella puntuale ripresa dell’atmosfera che sostanzia la Cattura di Cristo della Galleria Borghese, magistralmente dipinta a Roma dal Cavalier d’Arpino sul finire dell’ultimo decennio del Cinquecento.
Accademico di San Luca, maestro del ben noto Michelangelo Cerquozzi, come attestano gli inventari cittadini, e di uno stuolo di pittori fiamminghi attivi a Roma all’inizio del XVII secolo, fra cui va ricordato l’originalissimo Théodore van Loon, de Hase dovette riunire attorno a sé una bottega importante e affollata, luogo di incontro e di contatto fra la comunità romana e quella della città portuale fiamminga (per un profilo dell’artista, cfr. M. Pomponi, Gli artisti presenti a Roma durante il primo trentennio del Seicento nei documenti dell’Archivio Storico del Vicariato, in Alla ricerca di Ghiongrat: studi sui libri parrocchiali romani, 1600 - 1630, a cura di R. Vodret, Roma 2011, p. 138).
L’impatto del dipinto è innegabile: l’impaginazione monumentale della tela proveniente dalla collezione dell’erudito romano Alfredo Muratori, e l’importante ruolo avuto nella prima metà del Seicento dal suo autore conferiscono al dipinto un evidente valore museale.
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