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Bartolomeo Sampellegrini da Piacenza

1736

Trompe-l’oeil

penna e inchiostro bruno, acquerello su carta, mm 550 x 425
iscrizione sull’epigrafe latina che fa da sfondo: Iuppiter Optime Maxime tuque Juno Regina et […]

Trompe-l’oeil
pen, dark ink and watercolor on paper, mm 550 x 425

€ 3.000 - € 4.000

Venduto per € 16.250

Note:
Il frontespizio immaginario che occupa il centro del disegno rispecchia fedelmente la struttura grafica di un reale frontespizio settecentesco, dove al rilievo dato all'autore si è ormai sostituita la centralità assunta dal destinatario dell'opera, già a partire dal Seicento. Carlo Borbone, cui è dedicata l'opera, assume la posizione di massimo rilievo nell'impaginazione grafica del frontespizio, presupponendo anche un suo possibile intervento mecenatesco come possibile finanziatore dell'opera stessa. Il titolo Fragmentorum Veteris Romae Icones compare in posizione quasi defilata, a sovrastare il nome dell'autore in corsivo, Bartolomeo Pellegrini da Piacenza del quale ben poco sappiamo. Un Bartolomeo Sampellegrino compare citato in un testo di Raimondo di Sangro (Pratica più agevole, e più utile di esercizj militari per l'infanteria, Napoli 1747) come disegnatore di un finalino, inciso su rame dal Baldi, raffigurante uno scudo circondato da vari tipi di armi con il motto "PER LABORES AD ASTRA". In un manoscritto di Luigi Vanvitelli, descrivendo le forniture per la Reggia di Caserta, viene citato un Bartolomeo Sampellegrino come Abate Ufficiale della Segreteria di Stato, alto dignitario di corte, e viene menzionato anche come pittore nel Journal de Rosalba Carriera pendant son séjour à Paris en 1720 et 1721 (Manoscritti di Luigi Vanvitelli nell'archivio della Reggia di Caserta 1752-1773, a cura di A. Gianfrotta, Caserta 2000, scheda n. 84, e Journal de Rosalba Carriera, op. cit., p. 432; e Journal de Rosalba Carriera pendant son séjour à Paris en 1720 et 1721, op. cit., p. 432). Luogo e anno di impressione risultano pienamente compatibili col contesto del disegno, che dispone in ordine apparentemente caotico - ma in realtà studiato - i fogli che dovevano costituire il corpo dell'opera. Un testo che si inserisce perfettamente nella riscoperta neoclassica dell'antiquaria settecentesca, con la centralità assoluta di Roma e dei suoi monumenti antichi qui rappresentati in modo sistematico ed esaustivo. Il frontespizio immaginario diventa così la sintesi testuale di tutti gli elementi figurativi presenti nel disegno, in uno studiato equilibrio tra la lapide epigrafica dello sfondo che si apre con la classica invocazione a Giove e Giunone e i fogli svolazzanti in primo piano. Nelle Vite de' pittori, scultori, ed architetti napoletani ( Napoli 1742-45) di Bernardo de Dominici, parlando del celebre 'quadraturista' Leonardo Coccorante, riferisce che il pittore: "per servizio di Sua Maestà Carlo di Borbone Re delle due Sicilie, ha dipinto due stanze di quadri, parte di Architetture, e Prospettive, e parte di belle vedute, con porti di Mare, Città, e Paesi, con Navi mirabilmente accordate, e con belle tinte dipinte” (De Dominici, op. cit., vol. III, 1742, p. 566). In occasione delle nozze con Maria Amalia di Sassonia, avvenute nel 1738, il sovrano commissiona infatti al Coccorante un notevole numero di dipinti destinati ad arredare due intere stanze dei suoi nuovi appartamenti privati nel Palazzo Reale di Napoli. In questa ottica va inserito il trompe-l'oeil che assume la funzione di un divertissement, che vuole essere sia gioco pittorico che anticipazione programmatica del tema che verrà trattato dal Coccorante, a cui anche stilisticamente sembra accostarsi l'autore del presente disegno.

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Lotto numero 8, Dipinti Antichi e Arte del XIX secolo &8211 Asta 126


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